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giovedì 14 maggio 2020

Io e mio fratello.

Mi chiamo Angela, ho 21 anni e sono di Roma; sono alta 1.68 circa, capelli corti neri, occhi azzurri, una 3 di seno, ben fatta, insomma. Sono iscritta all’università, 3° anno di lettere e filosofia, mi piace molto leggere e scrivere; sono fidanzata da 2 anni con Fabio, conosciuto all’università e, finora, va tutto per il meglio. 

Ho un fratello più piccolo, Luca, 18 anni, alto 1.80 (chissà dove arriverà), capelli castani un po’ lunghetti, occhi marroni: un bel ragazzo, anche se ancora molto bambino… . Frequenta il 3° liceo classico (è stato bocciato un anno) nella stessa scuola in cui andavo io: per un anno, lui faceva il primo e io il quinto, siamo andati praticamente a scuola insieme (…). 

Io non ho mai avuto problemi a scuola; ho sempre raggiunto con non troppa fatica la media del sette e mi sono diplomata con 83/100. Mio fratello, al contrario, non è una cima: raggiunge sempre a stento la media del 6 e in secondo superiore è stato bocciato. Per questo motivo (e con mia “grande gioia”…), mi tocca spesso dargli ripetizioni private, soprattutto in matematica e latino; ma d’altra parte, sono la sorella più grande e assolvo i miei compiti. 

L’avventura che voglio raccontarvi risale al marzo scorso; Luca avrebbe avuto l’indomani un compito in classe di matematica e, come al solito, a me toccava farlo ripassare. Nonostante i miei aiuti, in matematica non era mai andato oltre il 6 e mezzo (è proprio un caso disperato), anzi, spesso viaggiava sul 4, 4 e mezzo. Quel giorno lo stavo aiutando a fare le disequazioni, quando ad un tratto lui col suo solito sorriso di sfida (è nell’età in cui crede di spaccare il mondo…) mi disse :

- Scommetti che domani al compito in classe prendo almeno 7?- 

- Sì sì, come tutte le altre volte – feci io, avendo già sentito quella frase almeno una decina di volte. 

- Stavolta me lo sento, è la volta buona – mi rispose sempre più convinto. 

- Guarda che se vai bene in matematica io sono contenta, mica te la sto tirando. Il fatto è che se prendi 7 tu mi sa che viene giù la neve! – prendendolo un po’ in giro. 

- Allora facciamo così – disse facendosi serio – se prendo meno di 7 tu non mi devi più aiutare a fare i compiti, se prendo più di 7 mi fai un bocchino!- 

- Ma che stai dicendo!!! Ma ti sei ammattito? (Anche se l’idea di non doverlo più aiutare a fare i compiti era molto allettante…) – 

Lo vidi dagli occhi che affilava le sue armi, le caricava, mirava e sparava. 

- Allora io dico a mamma e papà che tu alle superiori, in gita, ti sei fatta una canna!- 

Mi aveva colpito. 

L’episodio a cui si riferiva risaliva alla gita che avevamo fatto in quinto superiore; una sera girava una canna in camera e io avevo voluto provare, ma niente di più; tanto più che non mi era neanche piaciuto e da allora non ho provato più niente di simile (neanche una sigaretta). La frittata l’aveva fatta una mia amica (deficiente) che un giorno all’uscita di scuola, con mio fratello presente, se ne era uscita con un “Perché non vi ricordate quando ci siamo fatte tutte una canna in gita?!”; io ero trasalita e speravo che Luca non avesse sentito e così avevo pensato fino a quel giorno. Ma non era così: aveva tenuto in serbo questa cartuccia sapendo che avrebbe potuto usarla contro di me in qualsiasi momento. 

- Non è vero – tentai un’estrema difesa 

- E’ vero, lo ha detto Alessandra, la tua amica! – 

Si ricordava anche i particolari. 

- Ho solo provato! Poi basta – ribattei io, anche un po’ stupidamente 

- Allora lo vedi che è vero! Stasera quando tornano glielo dico proprio – 

Io già mi vedevo sul banco degli imputati; sapevo di essere quasi del tutto innocente, ma ero anche convinta che il tarlo del dubbio (“Abbiamo una figlia drogata?”) avrebbe roso le menti dei miei. Forse mi avrebbero controllato, pedinato… . Il mondo mi stava cadendo addosso e io non potevo spostarmi. 

- Sei un bastardo! – cercai di cambiare strategia 

- Ma guarda che se tu accetti la scommessa io sarò una tomba, non uscirà una parola dalla mia bocca! – disse con aria di vittoria 

Aveva raggiunto il suo scopo; non avevo più scelta. Allora cominciai a pensare al dopo; tutto sommato, le probabilità che avesse preso almeno 7 in matematica erano basse, il rischio di perdere, per me, era basso. E poi non avrei dovuto più aiutarlo! All’altra eventualità non volevo neanche pensare… . 

- Va bene, accetto. Ma se prendi meno di 7 giurami che non dovrò più aiutarti – 

- Giuro! Sapevo che avresti accettato, sorellina… - disse sogghignando 

Ci demmo la mano in segno di accordo e me ne andai, non prima di averlo apostrofato duramente (“Stro…!”). 

I giorni seguenti, ero più io che avevo paura della correzione del suo compito, che lui. Lo vedevo tranquillo, spensierato, troppo sicuro di sé. 

Finché un giorno, a cena, se ne uscì con un: 

- Mamma, ti ho detto che oggi la prof ci ha riportato i compiti di matematica? – disse 

Il sangue mi si gelò; era arrivato il momento della verità. La mia vita, pensavo, era davanti a un bivio. Smisi di mangiare, lo stomaco mi si era chiuso. 

Lui tornò dalla camera con il foglio in mano e lo porse a mia madre. Io chiusi gli occhi. 

Tre secondi, i più lunghi della mia vita: poi sentii risuonare la voce di mia madre come il prete che pronuncia l’omelia: 

- SETTE PIU’ !!! – mia madre non credeva ai propri occhi 

Io invece non credevo alle sue parole. La spada di Damocle che pendeva sulla mia testa era caduta. 

Anche mio padre era rimasto sbalordito; avrebbe voluto festeggiare, ma l’unica cosa che disse fu: 

- Adesso vai a ringraziare tua sorella che ti ha aiutato! – senza sapere che io ero tutt’altro che felice 

Luca venne da me e sorridendo, mi diede un bacio sulla guancia. 

Finimmo di cenare (anzi finirono, a me era passata la fame); mia madre e mio padre felici come una Pasqua, Luca ancor di più. 

Quella notte non dormii: pensavo a come, per una stronza di amica, mi ero “rovinata” la vita. Pensavo a quando avrei dovuto scontare la “pena”, alle modalità; volevo non pensarci, ma non ci riuscivo. 

Passarono due, tre giorni; cresceva in me la vana speranza che mio fratello stesse scherzando, oppure si fosse dimenticato; ma non era così. 



Una mattina ero sola in casa. Io avevo lezione all’università il pomeriggio, i miei erano al lavoro, Luca era scuola. Ne approfittai per fare una doccia; almeno la mattina mi sentivo al sicuro. Ma, evidentemente, tutte le mie certezze erano destinate a cadere. 

Ero uscita dalla doccia, quando suonò il campanello. Lasciai perdere, credendo che fosse il solito venditore (la mattina mi era già capitato di averci a che fare). Ma il campanello risuonò. 

Mi diressi verso la porta in accappatoio facendo attenzione a non farmi sentire; guardai dallo spioncino : Luca! 

Il cuore mi si fermò per un momento; caddi in una sorta di trance. 

Mi risvegliarono le parole di Luca che da fuori la porta disse: 

- Angela lo so che ci sei, aprimi! – 

Feci finta di arrivare da un’altra stanza e aprii. 

- Che ci fai tu qui? – dissi non poco turbata 

- Oggi non mi andava di andare a scuola, volevo stare con la mia sorellina – 

- Hai fatto sega?! – lo sgridai 

- Per una volta! E poi ricordati che sono in credito con te – 

In quel momento realizzai. Voleva il premio della scommessa. E visto che erano le 10 di mattina aveva tutto il tempo che voleva; aveva studiato tutto nei minimi particolari, il bastardo! 

- Vedo che ti sei già preparata?!- disse ridendo 

- Preparata per cosa? – risposi vagamente 

- Non fare la scema! – mi rimproverò 

Ero una nave in balia del vento. 

- Dove vuoi farlo? – mi chiese 

Non risposi. 

- Va bene andiamo in camera mia, e sciogliti, sei tesissima, mica devi andare a morire?! – 

A me pareva di sì, che la morte fosse vicina. 

Salimmo in camera. 

- Siediti sul letto, io vado un attimo in bagno – disse 

Eseguivo meccanicamente i suoi ordini. Lo sentii tornare dal bagno. 

- Allora sei pronta? – chiese 

- Sì – risposi ormai rassegnata 

Si sedette sul letto accanto a me. 

- Inginocchiati- mi ordinò 

Mi inginocchiai come di fronte ad un altare con le gambe tremanti. Luca si calò i pantaloni, se li tolse, poi si tolse le mutande. Il suo membro, di dimensioni notevoli, era in piena erezione, di fronte a me. 

- Prendilo – mi disse 

- Non ce la faccio – era più forte di me 

- Devi farcela! – gridò alterato 

Cercai di farmi coraggio, pensai al mio ragazzo; avevo rapporti orali con lui, quindi dovevo essere preparata, ma stavolta era diverso. Comunque, cominciai ad abbassare il viso. Non appena vide il movimento, Luca mi cinse la testa con le mani e mi facilitò. Mancava poco al contatto; finché non aprii la bocca e introdussi quell’arnese pulsante in me. Luca emise subito un gemito di piacere, mentre mi spingeva la testa a sé. Lo avevo inghiottito per metà, sentivo le sue vene battere, la sua carne calda, la sua cappella ingrandirsi; temevo di strozzarmi. Tenevo gli occhi chiusi per alleviare il mio disgusto; poi Luca mi disse: 

- Muovi la lingua, dai! – 

Cominciai a passare la lingua su quel membro che pareva non finire mai di crescere e che oramai mi riempiva la bocca completamente. Luca era in estasi, lo sentivo, doveva essere il suo primo rapporto orale e, forse, il suo primo rapporto in assoluto. 

Aprii gli occhi e mi vidi come quelle attrici dei film porno. Solo che quello che stavo facendo era un i****to! Continuavo a succhiare, quando sentii le mani di Luca abbandonare la mia testa e armeggiare su di lui; realizzai che si stava spogliando nudo. Dopo di che portò le mani sulle mie spalle e cominciò a togliermi l’accappatoio. Io mi fermai immediatamente e lo guardai, lui mi fece cenno di continuare. Ero riuscita a infilarmi le mutandine mentre uscivo dal bagno, ma per il resto, sotto l’accappatoio, ero nuda. Mi dava fastidio il fatto di mostrarmi nuda (o quasi ) davanti a mio fratello, ma mi sottomisi anche a questa tortura. Rimasi in mutande, lui era nudo. Con una mano mi teneva la testa, con l’altra aveva iniziato a palparmi il seno. Sentivo l’eccitazione crescere in lui, mentre io mi stavo abituando alla situazione. Dopotutto, pensai, non c’è niente di male. 

Ad un tratto, mentre continuavo a succhiarglielo, lo sentii tremare, capii che stava per venire. Istintivamente tirai indietro la testa, ma lui con la sua mano me lo impedì. Il mio ragazzo non mi era mai venuto in bocca, sapendo che la cosa mi infastidiva. Per cui cominciai ad avere paura. Finché non sentii la voce di Luca riecheggiare nella stanza: 

- Mamma mia che bello!- 

Uno, due, tre, quattro fiotti di sperma calda mi inondarono la bocca. Rimanemmo così per qualche secondo: Luca esausto con le mani intorno alla mia nuca; io, in ginocchio davanti a lui, con il suo membro in bocca e con lo sperma che mi colava dal labbro inferiore. Lui non so a che stesse pensando, ma sicuramente doveva sentirsi in paradiso; io stavo riflettendo che tutto sommato il sapore dello sperma maschile non era poi così male e che, in ogni caso, potevo sempre sputarlo se non volevo ingoiarlo. Mi rialzai, vidi Luca sdraiato sul letto, esausto. Aveva un sorriso stampato sul viso, ero soddisfatta di averlo fatto felice. 

Andai in bagno per ripulirmi: avevo la bocca sporca di sperma ed era colato anche sulle tette. 

Cominciai a sciacquarmi sulla vasca, quando sentii Luca entrare nel bagno. Mi girai coprendomi il seno con l’asciugamano.

- Mi hai appena fatto un bocchino e ora ti vergogni di farmi vedere le tette? – mi disse 

Sorrisi. 

- Volevo ringraziarti, sei stata fantastica – continuò – non avevo mai provato niente di simile - 

- Grazie, anche tu non sei stato male per essere la prima volta… - lo vidi arrossire un po’ 

Poi ritornando spavaldo. 

- Senti Angela ti posso chiedere un altro favore? – 

- Cosa c’è?- 

- Devo farmi la doccia, la faresti con me? Ti prego, con tutto il cuore – 

- Ho già pagato pegno, non sono obbligata ora! – 

- Ti prego, se lo fai, giuro che per quest’anno non devi più aiutarmi a fare i compiti- 

Sapeva come tentarmi. L’offerta era piuttosto interessante. Pensai che avrei avuto molti più pomeriggi liberi e senza pensare troppo dissi: 

- Va bene, però ricordati che hai promesso!- 

- Sì sì, prometto- 

Luca, ancora nudo, entrò nel box doccia ad aspettarmi. 

- Devo togliermi anche le mutandine? – chiesi ingenuamente 

- Che dici tu? – rispose mentre stava aprendo l’acqua 

Mi spogliai nuda, la farfallina leggermente depilata, ed entrai nella doccia. 

Luca mi vide, trasalì e disse: - Sei stupenda, Fabio è davvero fortunato – 

- Grazie – dissi piena di me 

Poi prese una spugna, la riempì con del doccia-schiuma e cominciò a massaggiarmi la schiena; mi piaceva, devo dire che ci sapeva fare. Continuò a massaggiarmi, le cosce, le gambe, il seno, il ventre, poi passò alla figa. Oramai eravamo senza freni, anch’io sentivo crescere l’eccitazione in me e Luca, forse, lo sentiva. Tant’è che il suo arnese cominciò a tornare duro; me ne accorsi perché mentre mi massaggiava la schiena lo sentii strusciarmi il sedere. 

A quel punto, Luca fece un passo estremo; mi girò di fronte a lui e mi baciò in bocca, le nostre lingue si intrecciarono per una ventina di secondi almeno. Eravamo pazzi l’uno dell’altro, in quel momento non eravamo fratelli; ci guardammo e quello sguardo valse più di mille parole. Uscimmo dalla doccia e ci asciugammo. Poi Luca mi prese in braccio, nudi tutti e due, e mi portò nella camera da letto che trasudava della nostra eccitazione. Mi stese sul letto con cura, poi salì sopra di me e iniziammo a baciarci; era affamato. La sua lingua passava sul mio corpo, mi leccò tutta finché non arrivo al frutto del piacere. Guardò la mia passerina ancora umida di doccia e ci si tuffò a capofitto; iniziò a mordicchiarmi il clitoride e a leccarmi le grandi labbra. Poi infilò la sua lingua con decisione e mi fece sussultare; strinsi le mie gambe intorno alla sua schiena e cominciai a gemere. Mi stava facendo impazzire con la sua lingua, sentivo che non avrei retto a lungo. E infatti dopo l’ennesimo colpo di lingua venni nella sua bocca: Luca ingurgitava famelico. Esausta lo vidi inginocchiarsi sul letto, mi guardò, vidi il suo arnese completamente eretto. 

- Vuoi? – mi disse 

Appoggiai la testa da un lato e gli bastò come risposta. 

Si prese il pene con una mano e lo appoggiò sulla mia fessura. 

Allargai le gambe per facilitarlo e lui, con estrema dolcezza, entrò dentro di me. Mi riavvinghiai a lui, mentre iniziava a pompare. Ogni volta il suo cazzo arrivava più in fondo e la mia eccitazione raggiungeva limiti inimmaginabili. Venni un’altra volta e vedendolo sfiancato gli dissi di fermarsi. 

Lo feci stendere e il suo membro puntava ancora in alto. Mi misi in piedi sul letto con i piedi intorno ai suoi fianchi; poi cominciai a scendere. Gli tenni quell’arnese con una mano e lo introdussi dentro di me; feci più fatica ad introdurlo completamente a causa della posizione, ma riuscii nell’intento. A quel punto cominciai a dimenarmi sopra di lui, prima lentamente, per poi crescere sempre di più; il ritmo divenne forsennato, ci muovevamo in sincronia come due pazzi; io rivenni quasi subito, ma continuai a pompare. 

Ad un tratto vidi il viso di Luca paonazzo; stava per venire anche lui. Lo sentivo pulsare dentro di me, finché non mi venne nella figa e io con lui. Mi stesi sopra di lui completamente e rimanemmo così, abbracciati, per qualche minuto. 

Poi Luca si rialzò. –Grazie – mi disse. Si lavò, si rivestì, e riuscì perché avrebbe dovuto far finta che ritornava da scuola quando sarebbe tornata mia madre. Io mi ricomposi e ripensai a quello che avevamo fatto. 

Per tutta la giornata e nei giorni seguenti temei di essere rimasta incinta; feci il test, negativo. La vita tornò a sorridermi. 

Da quel giorno non ho più avuto rapporti con mio fratello, ma so che sia per me che per lui è stata un’esperienza che non dimenticheremo.

giovedì 26 dicembre 2019

Mia sorella e io.

IO E MIA SORELLA CLAUDIA


Per chi non mi conosce faccio una prefazione, sono una persona molto diretta e molto sincera, questa che vi sto per raccontare è la vera storia tra me e mia sorella. Accetto ogni forma di commento, ma se siete moralisti e non tollerate l'incesto io vi chiedo di non esprimere commenti. Grazie.
Claudia, una donna oggi di 49 anni, 5 anni più grande di me, bella ora come venticinque anni fa, quando è iniziata la nostra storia d'amore. Come tutte le storie all'inizio non è stata facile anche perchè all'epoca io ero un ragazzo timido, introverso e lei una meraviglia per gli occhi di chiunque, alta 175 cm un corpo perfetto per i canoni di bellezza di quelle che venivano definite maggiorate, seno grosso quinta di misura, sedere non sproporzionato, le misure 102 63 96 non una top model dallo standar perfetto ma per un ragazzo impacciato come lo ero io erano il massimo. Già da qualche anno, ammiravo segretamente e in modo furtivo le bellezze di mia sorella, spiarla dal buco della serratura quando si faceva la doccia in vasca, o quando si cambiava in camera provocavano in me i primi turbamenti e le prime erezioni, con conseguenti frequenti masturbazioni sia diurne che notturne, si sa che i ragazzi a quell'età hanno vigore fisico e tanta voglia di esagerare con le "smanettate", dai quindici ai diciannove anni mi sono limitato a spiare mia sorella che man mano crescevo diventava sempre più disinibita ed erano frequenti le volte che potevo ammirarla in topless girare per casa, sempre quando eravamo soli. In un giorno che ricordo come se fosse ieri, era inverno, il 12 gennaio, i nostri genitori erano via per lavoro, io a casa con la febbricola da mancanza di voglia di andare all'università lei a casa dal lavoro perchè aveva lasciato il suo per cercare nuovi sbocchi. verso le 9.30 vedo passare Claudia completamente nuda che va verso il bagno, la porta della mia camera era aperta, e lei per arrivare in bagno doveva attraversare il corridoio che dalla sua camera passava anche alla mia. La visione di quella dea dalle forme giunoniche perfette mi fece impazzire, ebbi un'erezione e subito cercai di placare la voglia con una delle solite seghe, ma anche dopo essere venuto non riuscii a mettere a posto l'arnese che svettava più di prima. Decisi di andare a spiare mia sorella e farmi una doppietta per vedere se riuscivo a calmare i miei spiriti più esagerati, li mi accorsi che la porta del bagno era aperta, intravedevo lei che si stava facendo la doccia, per un attimo i nostri sguardi si incrociarono, mi nascosi subito preso da un moto di vergogna, ma la voglia di vederla nella sua bellezza era così tanta che non me ne andai, anzi mi feci più audace fino a spingermi ad entrare millantando di non aver sentito che lei era in bagno. Quando entrai lei non ebbe nessuna reazione, anzi sorrise e continuò a lavarsi spregiudicata come non mai, mostrandomi quel boschetto curato e nero che mi faceva tanto impazzire. io mi scusai e le dissi che sarei uscito, ma ero ritroso e si vedeva, lei disse solo una frase che cambiò tutto il nostro rapporto, " ti ci sono voluti quattro anni per entrare e ora che siamo così vicini te ne vuoi andare?" in lei vidi lo sguardo di una ragazza che aveva paura di perdere la persona più cara al mondo, non sò cosa mi prese, Forse le sue parole, forse la gran voglia di abbracciarla, chiusi la porta dietro di me come per dirle che non me ne sarei mai andato, entrai in vasca anche se avevo ancora in dosso maglietta e intimo e le diedi un abbraccio stretto. lei si perse in questo abbraccio e si abbandonò fino a quando non ci baciammo come due innamorati, descrivere quella sensazione è come un misto tra furia selvaggia di due lingue che si incontrano e la fusione unica di una bocca con un sapore unico quale solo l'amore fraterno può dare.
Tra noi due ormai si era passati a uno stato più elevato e nessuno si era minimamente posto il problema di un incesto o di cosa potesse derivare da questo gesto. Non so quanto durò quell'abbraccio e quel bacio ma rimanemmo in quella posizione per un po', poi la voglia e l'istinto sessuale presero il sopravvento e incominciai a baciarla ovunque, le accarezzai il suo splendido seno e le mie labbra raggiunsero i suoi capezzoli succhiandoli con un'avidità infinita, lessi negli occhi di mia sorella il dolore che probabilmente un affannato e sgraziato ragazzo impacciato le provocava, ma lei non fece nulla anzi agevolava questa situazione stringendo il suo petto contro la mia faccia. La presi in braccio e portai fuori dalla vasca, sempre attaccati l'un l'altra ci dirigemmo verso camera mia dove con un abilità e una malizia che non sapevo di avere, la misi sul letto, lei era presa come da una favola e non disse nulla, mi guardava, io le salii sopra e il mio cazzo drittissimo era vicino alla sua bocca, Apri la bocca e dolcemente iniziò a passare la lingua sul glande che si gonfiò ancora di più di quanto era prima, io ero bloccato dal piacere di quelle labbra che iniziavano a far scomparire il mio pene. Preso dall'eccitazione spinsi in bocca tutto il mio arnese, lei ebbe un conato di vomito, ritrassi subito e mi scusai, sentii solo Claudia che mi disse: "non ho mai preso uno così grosso porta pazienza, ma non toglierlo ti prego! " quelle parole mi fecero l'effetto di un orgasmo e come appoggiai di nuovo il membro sulle sue labbra venni in modo smisurato come mai mi era capitato. Claudia sorrise e iniziò a pulirsi dallo sperma, prima gli occhi poi la bocca, e man mano lo toglieva se lo infilava tutto in bocca, poi quando ebbe finito prese il mio cazzo e se lo mise in bocca e lo leccò, mi guardò e mi disse che non ne avrebbe mai perso una goccia e chea aveva un sapore buonissimo. Restai ancora a guardarla col bastone diritto, la baciai, le accarezzi le tette e scesi fino a far scorrere la mia mano sulla sua natura ricca di un soffice pelo nero, indugiai con le dita ad accarezzarla fino a quando lei mi prese la mano e con una violenza che mai mi sarei aspettata da lei, si infilò due dita delle mie nel suo grembo. Come sentii scivolare le dita dentro era qualcosa che mi fece impazzire, e non fui l'unico. Iniziai a muovere le mani in modo disordinato e il suo ventre assecondava i miei movimenti, mi prese la testa e incominciò a baciarmi e poi mi sussurrò la frase più bella. " voglio fare l'amore, prendimi", io non sapevo neanche da dove si partiva ma la cosa stava procedendo in modo naturale, (l'esperienza di giornali e racconti erano serviti) entrai in lei un po' a fatica, perchè anche se lei era ben lubrificata dai suoi umori il mio arnese misurava 18 cm di circonferenza e più di 20 in lunghezza, Lei non si arrese e dopo aver emesso un gridolino di dolore fece seguire uno più forte di piacere, iniziammo a muoverci all'unisono, lei ebbe subito un orgasmo intenso, lo sentivo da come si contraevano le pareti della sua femminilità più intima, io resistetti qualche minuto di più, ma poco dopo venni copiosamente dentro di lei. Sfiniti ma con una soddisfazione piena ci adagiammo sul letto, le chiesi se lei prendeva la pillola e se non avevo fatto qualche disastro, mi confortò dicendomi che da un paio di anni prendeva dei contraccettivi. averla tra le mie braccia mi rendeva orgoglioso, io la ritenevo la ragazza più bella che conoscevo, ero anche molto geloso e l'idea che qualcun'altro potesse averla mi rendeva cupo e triste, lei se ne accorse e mi chiese come mai mi ero rattristato, provai a spiegarle questa cosa e mi stupì nuovamente quando mi disse di essere innamorata di me già da qualche tempo e di non aver mai fatto nulla solo perchè era inibita dalla morale di quella parola che definisce un rapporto non normale. Solo allora mi si aprirono gli occhi e capì perchè una ragazza come lei, bellissima e intelligente non aveva ancora un ragazzo. L'abbracciai forte e le feci una promessa che dura ancora oggi è che per lei io ci sarei sempre stato. Mi risposte che lei per me era pronta a tutto, e che sarebbe diventata quello che volevo io. Passarono dei mesi prima che compresi pienamente quella affermazione. Infatti in una delle nostre scappattelle in auto, lontano da sguardi indiscreti, mentre stavamo facendo sesso in auto lei mi chiese una cosa che mi lasciò basito ma che mi piacque davvero tanto: " Prendimi con la forza, sbattimi come se fossi una troia di perifieria" queste parole dette dalla persona che amavo e che per me fino ad allora era sinonimo di grazia e leggiadria mi lasciarno dapprima in uno stato confusionale e poi solo quando lei insistette ancora mi eccitarono a tal punto che non ci vidi più e inizai a prendere le sue tette tra le mani e le strizzai, e poi ancora, si vedevano contorcersi nelle mie mani e lei provava piacere, allora passai ala figa che con una mano tormentavo infilando prima due dita, poi tre, la strinsi fino a schiacciare il suo bottoncino sotto il mio palmo, lei ebbe un orgasmo così inenso che non volle liberarsi della mia mano e con le sue mi aiutava a stringerla ancora più forte. Persi ogni controllo e inibiizione, lei anche ci lasciamo andare e i miei baci divennero morsi sui seni e sul collo, le sue grida di piacere si amplificarono ad ogni morso, quando iniziò a dirmi " scopami sono la tua troia" io non esitai a trattarla come voleva e la trafissi senza alcun riguardo, Le piacque da impazzire e andammo avanti così per più di un ora. Sfiniti ci sdraiammo sui sedili della nostra punto, lei ancora nuda e grondante di sperma, io con i pantaloni calati e ansimante come se avessi corso per la maratona. Si girò verso di me, mi baciò e mi disse che era stato bellissimo, e che d'ora in poi lo voleva fare sempre con quella foga, in quel modo intenso. Mi disse che lei sarebbe stata sempre a mia disposizione, ma che dovevo prometterle una cosa. La richiesta mi eccitò a tal punto da procurarmi un'ulteriore erezione evidente: mi chiese se poteva diventare la mia schiava sessuale e che avrei potuto trattarla da troia in qualsiasi momento della giornata, Ero visibilmente eccitato e intanto che le stringevo nuovamente le tette le mi disse, strizzale, mordile fanne quello che vuoi, sono tue come sono tua io. Avemmo uno dei rapporti più intensi fatti di sculacciate sulle tette, morsi sulla pancia e sul clitoride, sberle sul culo mentre la prendevo da dietro, lei si lasciò fare tutto e si abbandonò completamente nelle mie mani. Alla fine eravamo sconvolti ma appagati, ci dirigemmo verso un locale per sistemarci un pò prima di rientrare a casa, lei andò in bagno, la seguii e mi venne in mente di possederla li, nel bagno delle signore dell'Autogrill, la buttai dentro in quell'armadio con un cesso, non ci vedevo più le strappai le mutande e il reggiseno dopo averle abbassato il vestito, la presi da dietro e lei iniziò a dirmi di si, le bloccai la bocca per non farla urlare ma la la foga era così tanta che lei si mise a tremare dal piacere, dopo un po che la possedevo da dietro la girai la feci sedere sul wc e le misi il cazzo in bocca, tutto, premendo con forza la sua faccia contro di me, non mi riconoscevo più ma la voglia di fare queste cose era talmente forte che non riuscivo a fermarmi, lei mi assecodava e quando cercavo di togliere il cazzo dalla sua bocca, lei lo riprendeva afferrandomi da dietro e spingendo il mio culo contro di lei. Le venni praticamente in gola, le lacrime scendevano dai suoi occhi, il trucco sfatto, ma lei mi sorrise felice come non l'avevo mai vista prima, mi chiese se ero rimasto contento e le dissi che per me era tutto un sogno. uscii da quel bagno, mi diressi a quello degi uomini e mi risistemai. Ci trovammo di fuori pochi minuti dopo, lei era bellissima, sotto il vestito si vedeva che non aveva intimo, le enormi tette si muovevano accarezzate solo dal cotone del vestitino che contro sfregando contro il capezzolo ne procuravano l'induriemento, mi avvicinai a lei e mentre stavamo uscendo, seguendo il percorso obbligato le dissi nell'orecchio di alzarsi il vestito e farmi vedere prima il culo e poi la figa, lo fece senza nemmeno batter ciglio, solo quando le dissi che poteva abbassarlo lo fece, L'eccitamento era talmente tanto in noi che eravamo totalmente incuranti della videocamera di sorveglianza. O Forse era quello il bello che ci attraeva.
Entrammo in macchina, erano le 17 e dovevamo rientrare a casa, in auto le ordinai di abbassarsi il vestito e di far vedere le tette, lo fece subito, rimanemmo qualche secondo nel piazzale prima di partire e lei non si alzò il vestito fino a quando non fummo in autostrada e le ordinai di farlo. Ero così eccitato che dissi ad alta voce: ho voglia di un pompino, ma non era nemmeno un ordine nei suoi confronti, lei si buttò a capo fitto e me lo prese in bocca ringraziandomi di quanto facevo per lei. Venni in bocca e lei mi ripuli con la lingua. eravamo a casa, i nostri genitori ci attendevano per cena, entrammo in casa come se niente di tutto questo fosse accaduto, ma io sentivo che lei era mia, che potevo possederla in ogni modo e quando lo volevo io.

Uno scambio andato male.

Ho letto su questo blog, che peraltro mi sembra molto serio, delle storie di persone che hanno avuto esperienze con scambisti. Bene, vorrei ...